
La stanza dell’Archiginnasio che conclude il percorso e che immette nella Galleria del Museo Indiano, il lungo corridoio attraversato attraverso il quale si sarebbe tornati nell’atrio dell’allestimento, in corrispondenza con l’entrata all’esposizione relativa alla Storia delle religioni asiatiche, fu dedicata da Pullé ai manoscritti indiani dal principio dell’attività del Museo Indiano, e lì rimasero fino alla chiusura. Sistemati in armadi e riservati alla fruizione degli studenti di sanscrito dell’Alma Mater, molti dei testi risalivano ad anni di molto precedenti al viaggio in India del professore e ci permettono di capire meglio quando e perché Pullé sviluppò un significativo interesse per la fotografia. Dalla corrispondenza con Angelo De Gubernatis,scopriamo infatti che già nel 1886, recatosi in Germania per consultare manoscritti indiani nelle biblioteche tedesche, Pullé scoprì i vantaggi dati dall’utilizzo della macchina fotografica, sia per la rapidità di riproduzione, sia per la fedeltà al testo da riprodurre (vedi: LETTERE// 4). La conferma arriva anche grazie all’esame dei manoscritti conservati ancora oggi presso la Biblioteca dell’Archiginnasio, che insieme al Museo di Palazzo Poggi dispone di una parte del repertorio bibliografico del Museo Indiano.
Lo studio della novellistica indiana riscosse il primo interesse di Pullé, che attraverso il confronto tra fonti indiane e mediterranee cercava di stabilire relazioni tra i diversi popoli di origine indoeuropea, obiettivo principale perseguito anche da altri studiosi dell’epoca. La sua attenzione, come dimostra la raccolta del Museo Indiano, si spostò in seguito su questioni inerenti direttamente l’evoluzione religiosa dell’Asia in senso storico e geografico. I manoscritti presenti nella collezione rappresentano forse meglio l’inizio degli studi di Pullé, che già dalla fine del diciannovesimo secolo, nella fase più matura della sua carriera, si dedicò a ricerche di carattere geografico-linguistico e antropologico, riferite sia all’Asia, sia all’Italia. Alcune immagini conservate nella raccolta del Museo Civico Medievale, poi, mostrano l’interesse dello studioso riguardo al tema delle pene e dei supplizi infernali. Forse facevano parte di una raccolta più cospicua e di facile suggestione per chi aveva accesso all’ultima sala, riservata in genere ai soli studenti di Pullé. Restano tra le molte e varie testimonianze del Museo Indiano di Bologna.
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