Le ricerche riferite alla storia della cartografia dell’India antica, a cui Francesco Lorenzo Pullè iniziò a dedicarsi nell’ultimo decennio dell’Ottocento e per il tramite delle quali divenne uno degli animatori delle edizioni del Congresso Internazionale degli Orientalisti tra la fine dell’800 e i primi anni del ‘900, furono avviate dallo studioso italiano su suggerimento dell’orientalista francese Sylvain Lévi, come lo stesso Pullè ricordava nella sua recensione al Congresso di Hanoi, contrariamente a quanto indicato in numerosi profili biografici dedicati al professore di sanscrito dell’Università di Bologna.

La riproduzione di mappe dell’India recuperate nelle biblioteche italiane ed europee furono in seguito esposte nella cosiddetta Galleria del Museo Indiano, un lungo corridoio attraverso il quale i visitatori potevano rendersi conto dell’evoluzione delle conoscenze geografiche relative all’India nel corso dei secoli passati. Grazie al contributo dell’archivio personale di Giovanni Verardi, l’archeologo, già docente dell’Università Orientale di Napoli, che per primo si impegnò a recuperare la storia del Museo Indiano, è possibile avere un’idea della serie cartografica dedicata allo studio dell’India dal suo fondatore.

La galleria di immagini qui sopra propone, nell’ordine, la mappa dell’India elaborata da Dicearco da Messina, geografo greco allievo di Aristotele vissuto nel III secolo a.C., quella tratta dal mappamondo di Tolomeo, redatta nel II secolo, l’India secondo la carta di Muhamma al-Idrisi, geografo musulmano del XII secolo, oltre a tre mappe realizzate tra il 1400 e il 1500: una carta non riconosciuta elaborata da un manoscritto del XV secolo conservato presso l’Università di Bologna, la mappa del geografo veneziano Giovanni Leardo, risalente al 1442, e l’India secondo il planisfero di Alberto Cantino, agente presso la corte degli Este nel XVI secolo, che contrabbandò il planisfero portoghese su commissione di Ercole d’Este.