L’attività del Museo Indiano fondato da Francesco Lorenzo Pullé ebbe scarsi riscontri nelle pubblicazioni locali, sia in senso assoluto, sia se confrontata con il museo aperto dai frati Cappuccini (vedi Museo Indiano Cappuccini// 1), a cui, invece, dopo l’apertura furono dedicati diversi articoli sul mensile Il Comune di Bologna, edito dal 1915 al 1939 per iniziativa dell’amministrazione comunale. Oltre ad alcune corrispondenze di missionari impegnati nei territori della diocesi di Allahabad, a rendere nota l’attività del Museo Indiano Missionario fu principalmente Giulio Ricci, prolifico autore bolognese, che si recò anche in India per visitare i territori della Missione guidata dai Cappuccini emiliano-romagnoli e scrisse della loro collezione in occasione della Seconda Mostra Internazionale d’Arte Coloniale che fu organizzata a Napoli nel 1934. Da uno stralcio di quest’ultimo articolo, si comprende quanta attenzione fosse allora riservata all’arte industriale, come siamo abituati a chiamarla oggi (vedi Museo Indiano Cappuccini// 2):

Fra le tante cose belle che il M. R. Padre Arsenio da S. Agata Feltria ha disposto per rappresentare degnamente l’arte indiana […] vi è la splendida copia della tomba di Hussain, in lamiera d’ottone meravigliosamente battuta e cesellata da artisti indigeni. E vi sono due grandi anformre con tutta la superficie e il fondo cesellati con ben strane figure della mitologia indiana, provenienti da Benares, la città santa dell’Induismo. Ma non soltanto i grandi centri sono i produttori delle maggiori opere d’arte industriale, e un ottimo esempio ci è offerto da Naghina, una piccola borgata priva d’importanza, lontana molte miglia da quei famosi centri. A Naghina si lavora il metallo ed il legno in modo prezioso: e pare di Naghina una antica cimasa, qui esposta, tutta intarsiata con serpenti e idoli ed un magnifico piccolo carro trainato da due buoi, ove l’arte vince la materia e la osservazione del vero è dominata da una sintesi e da un stile assolutamente perfetti.

L’autore conclude il suo articolo con un auspicio, ovvero che “Quando sarà chiusa la Mostra d’arte coloniale a Napoli, e nel mese di febbraio [1935] ritorneranno nel museo indiano le magnifiche opere possedute dai Cappuccini nel loro Convento a Bologna, bisognerà che tutti noi si vada a studiare ed ammirare e confrontare queste, pregevoli, con le altre pregevolissime esposte nel Museo Indiano, ben ordinato nelle sale superiori del nostro magnifico Archiginnasio”.

rivista Il Comune di Bologna - febbraio 1934
Il Comune di Bologna – febbraio 1934

La prima nota pubblicata su Il Comune di Bologna riferita al Museo Indiano di Pullé, tuttavia, era apparsa solo qualche mese prima, per iniziativa di Francesco Bagnoli, che presso il Museo svolgeva la mansione di inserviente e che compilò una breve scheda per il numero della rivista pubblicato nel febbraio del 1934. Compare qui per la prima volta la definizione di Museo Comunale di Indologiache in precedenza non era utilizzata correntemente. Bagnoli, a cui si deve anche l’ultimo inventario del patrimonio del Museo sulla base del quale la collezione è stata divisa tra famiglia, Università  e Comune di Bologna, descrive la natura delle raccolte e le paragona a quanto si poteva vedere allora in Italia, dando valore all’ipotesi prospettata da Pullé al momento dell’apertura delle sale riguardo alla creazione di un museo etnografico orientale, proposito a cui dedicò i suoi sforzi fino al termine della sua carriera, come forse Bagnoli sapeva assai bene:

Escluso il moderno Museo delle Missioni, sorto da pochi anni in Roma, e che è una preziosissima raccolta, le altre (il Museo Chiossone a Genova, la Collezione Puini a Milano, il De Gubernatis a Firenze e il Marco Polo a Venezia) sono raccolte che hanno un carattere particolare, mentre la raccolta del nostro museo, fatta dall’illustre professore senatore F. L. Pullé, ora ceduta al Comune, ha una sì ricca serie di cimeli in bronzo, in ceramica, in seta e in mobili, di tutti gli stati dell’Estremo Oriente che ben potrebbesi chiamare il Museo etnografico orientale.

Un pensiero riguardo “DOCUMENTI// 3

I commenti sono chiusi.