Una lettera inviata nel gennaio del 1901 al linguista e glottologo Graziadio Isaia Ascoli, mostra che l’interesse di Pullé riguardo all’archeologia dell’India aveva avuto origine ben prima del suo viaggio, per ragioni di carattere professionale. Nel corso del Congresso Internazionale degli Orientalisti di Parigi (1897) e nell’edizione successiva, tenutasi a Roma (1899), gli era infatti stata affidata la presidenza del comitato italiano dell’India Exploration Fund. Nel breve passaggio qui riportato, si possono intuire le difficoltà che Pullé si trovò a fronteggiare nel costituire il comitato nazionale.
Mi sollecitano da Londra perch’io mandi la nota de’ membri del Comitato italiano per India Exploration’s Fund. Mi trovo nella necessità, mancando una organizzazione e caduto due volte invano l’appello da me rivolto ai nostri corpi scientifici, di farmi arbitro della cosa. Mando quindi la lista seguente:
Ascoli
Teza
De Gubernatis
KerbakerFormato così, coll’approvazione che non può esser dubbia del Consiglio Centrale di Londra, il ns. Comitato, provvederemo a compilare lo statutino e tracciare il programma d’azione; per le quali cose è lasciata autonomia piena alle singole nazioni.
I vincoli posti all’azione del Fund dall’amministrazione coloniale inglese, tuttavia, in base ai quali i futuri scavi organizzati dai comitati nazionali dovevano essere autorizzati dal Governo anglo-indiano e gli eventuali esiti sarebbero rimasti di proprietà delle autorità britanniche, indussero probabilmente Pullé a optare per un’ampia raccolta di fotografie da destinare alla collezione suo programmato Museo, quando nel 1902 giunse in India, invece di impegnarsi in operazioni di scavo. D’altra parte, lo stesso anno in cui si teneva a Roma il Congresso Internazionale degli Orientalisti, Lord Curzon divenne viceré dell’India e i membri dell’Exploration Fund trovarono nel politico inglese il più acceso detrattore dell’iniziativa di valorizzazione archeologica in cui avrebbero desiderato cimentarsi. Pullé, limitato dalle circostanze e dai tempi ristretti previsti per il viaggio, tenne fede al mandato ricevuto anni prima grazie alla sua ricca collezione fotografica, che nella sala del Museo Indiano dedicata all’Architettura e alla Scultura, raccoglieva i risultati di scavi effettuati durante i precedenti trent’anni in una vasta area geografica situata nell’attuale Pakistan, che in larga parte aveva potuto vedere nel corso del Congresso Internazionale degli Orientalisti di Firenze, nel 1878.